Sahara o geoingegneria? Dissolviamo il mistero della polvere che ha invaso i cieli d'Italia

La scorsa settimana, un'affascinante massa d'aria carica di sabbia del deserto del Sahara ha avvolto gran parte d'Italia, trasformando il cielo in uno spettacolo suggestivo dalle tinte lattiginose e giallognole. Questo fenomeno ha scatenato un'ondata di teorie sui social network. Molti utenti, abbandonando l'ipotesi sahariana, hanno preferito credere a scenari alternativi come il controllo climatico tramite geoingegneria. La durata e l'intensità dell'evento hanno alimentato il dibattito, stimolando l'immaginazione e i sospetti. Esploriamo insieme questo argomento per chiarire ogni dubbio e ottenere una visione più chiara sia della situazione che dei nostri cieli.

È davvero sabbia quella nel cielo?

La risposta è sia sì che no. Sì, perché si tratta di sabbia del Sahara, ma non nella forma che immaginiamo. Non sono i granelli di sabbia che vediamo sulle nostre spiagge. Le particelle di polvere del Sahara sono estremamente piccole, dell'ordine di pochi micrometri, dieci volte più piccole di un capello umano. Queste particelle rimangono sospese in atmosfera grazie a forti venti come lo scirocco, che le sollevano e le trasportano lontano.Sarebbe quindi più corretto parlare di polvere del Sahara.

Come fa la sabbia a viaggiare così lontano?

Anche se il Sahara sembra lontano dall’Italia, la polvere sahariana può arrivare molto più lontano. Nel marzo del 2022, ad esempio, è giunta fino nel Regno Unito (evento di cui parlo in questo blog). Una volta sospese in atmosfera, queste particelle possono rimanervi per lungo tempo, spostandosi grazie ai venti e alle correnti atmosferiche. Basti pensare alla diffusione delle particelle emesse dall'eruzione del vulcano Eyjafjöll in Islanda nel 2010, che causarono gravi problemi alla navigazione aerea in tutta Europa.

Come possiamo essere certi che si tratta di sabbia sahariana?

I dati raccolti dall’ osservatorio “Ottavio Vittori” sul Monte Cimone dell’ISAC (Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima) del CNR mostrano un aumento significativo delle particelle di diametro superiore a un micron, in linea con le dimensioni delle polveri sahariane, e superiori alla soglia di identificazione del trasporto di polvere. Anche immagini satellitari e programmi di tracciamento delle masse d’aria dell’ente statunitense NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) confermano l’origine sahariana di questa nube di polvere. Inoltre, le stazioni di monitoraggio del particolato atmosferico, dotate di filtri analizzabili chimicamente, forniscono ulteriori prove.

La polvere del Sahara viene trasportata solo quando c'è vento?

La velocità del vento varia con l'altitudine. Anche quando sembra che a terra non ci sia vento, a quote più elevate i venti possono essere forti. Questi venti in quota sono responsabili del trasporto del materiale sabbioso, indipendentemente dalla calma di vento al suolo.

Perché questo fenomeno è più frequente e duraturo oggi?

Negli ultimi anni, i cambiamenti nella circolazione atmosferica hanno reso questo fenomeno più comune. L’estate italiana era tradizionalmente dominata dall'Anticiclone delle Azzorre, che garantiva tempo stabile. Oggi, anche a causa dell'aumento delle temperature dell'Oceano Atlantico, l'anticiclone delle Azzorre è stato sostituito dall'anticiclone subtropicale africano. Questo si estende dal Sahara portando con sé non solo polvere, ma anche temperature elevate e caldo afoso.

In conclusione, la comprensione di fenomeni complessi come il trasporto della polvere sahariana richiede una curiosità informata e una ricerca basata su dati affidabili. È fondamentale evitare conclusioni affrettate o teorie non supportate da prove concrete. Ogni voce ha il diritto di esprimere dubbi e curiosità, ma l'approccio più fruttuoso resta quello di approfondire la conoscenza degli argomenti. Solo così possiamo navigare tra le sfide ambientali con consapevolezza e responsabilità, preservando la chiarezza sia nella nostra comprensione che nel nostro dibattito pubblico.